lunedì 27 ottobre 2008

video report del Second Life Barcamp




ecco qui la registrazione della giornata. Non è editato dunque ci sono un po' di tagli qua e la e l'audio a volte viene sommerso dal rumore ambientale... comunque eccolo qui!

parte 1

parte 2

domenica 26 ottobre 2008

Donne di Second Life

Al festival della creatività, posso dirlo, c'ero anch'io.
Ma non scrivo ora per commentarvi la conferenza stampa di Mario Gerosa sulla sua bella mostra sul'arte di Second Life, il cui merito per me, più che nel suo valore intrinseco, per la qualità degli artisti presentati o l'originalità dell'allestimento, è nell'aver fatto emergere il potenziale produttivo e cretivo delle intelligenze condivise di Second Life.

Non parlerei neanche del SLbarcamp dell'amico Fabrizio Pivari, bello per la gente, funestato da tutto quelllo che la legge di murphy puo' fare per contrastare un barcamp: nessuna connessione wireless, proiettore da schifo, audio disastroso una location buia e inospitale.

Quello di cui vi vorrei parlare è delle donne che ho incontrato.
Dio, mi fa strano parlare di persone in termini di genere, cosa che per me non ha fatto mai differenza, nel bene e nel male. Generalmente parlo alle intelligenze, se posso.

Ma qui era impossibile non notarle.

Impossibile non notare, ad esempio la loro assenza al tavolo dei relatori della conferenza stampa, dove erano poche, pochissime, quasi accessorie.

Impossibile non sentirle quando dal pubblico, si sono alzate per prendere la parola ( e quanto sereno buon senso, quanta vitalità nelle loro parole, quanta invenzione! ) invitate dapprima da Mario e poi richiamate una dall'altra a presentarsi e dire la loro, le artiste che stanno facendo un grandioso lavoro con le loro opere e il loro ingegno.

impossibile non vederle, nella loro fisicità desiderabile ( beh, lo dichiaro sono di genere opposto ed eterodiretto ) di donne felici, belle, grandi, monumentali, con tanti chili, e chissenefrega dello slimfast, eleganti, abbronzate, impegnate, con figli-e-lavoro, tutte insomma dannatatamente belle e dannatamente normali, senza impianti cibernetici, siliconici, liposucchianti e rigeneranti.

Si può cercare di spiegare in molti modi come l'immersività, la rappresentazione di sè come avatar, crei una "geografia dei sentimenti" articolata, sinestetica, insomma, possa essere coinvolgente e per molti versi appagante, anzi l'esperienza più appagante fra quelle definite CMC ( Computer Mediated Communication ).

Ma è da intedersi ed è evidente, che l'esperienza mediata non è sostitutiva, non è compensativa nè alternativa a quella che compiamo nella nostra esperienza fisica.
D'altrone l'eperienza mediata da un medium non ci è nuova, basta pensare a quanti sentimenti e quante intelligenze si sono unite in un rapporto epistolare senza "corporeità" eppure forte, duraturo, coinvolgente, che magari mai hanno raggiunto un momento di sintesi fisica.

Ma anche in questo caso, come nell'immersione in un avatar, la molteplicità della personalità mediata da un medium trova il suo momento di sintesi nell'incontro dei corpi, degli sguardi, dei sensi.
E parlando di avatar, sopratutto di questi ultimi, e del gusto in particolare, data la comprovata propensione alla buona cucina, fatto del tutto distante dallo stereotipo nevrotico-compulsivo-anoressico che di solito viene associato al geeck.

Dunque in conclusione, devo dire che ho compreso veramente il senso di essere digitali, trasfigurati in un avatar sintetico grazie all'abbraccio di Zogia, che ho avuto la fortuna do conoscere quando muovevo i primi passi nel metamondo.
Intenso, accogliente, fortissimo.
Come fra coloro che condividono un'esperienza che li ha fatti un po' diversi, un po' migliori di prima.

Wow! Vive la difference!

giovedì 16 ottobre 2008

rane, code e serpenti


Il cambiamente è un processo che puo' essere lento, attardarsi in innumerevoli rivoli e false partenze, ma non per questo non avviene. Comprenderlo e prepararsi necessita un atteggiamento di attenzione all'indeterminato, che i numeri speso non sanno anticipare... Ecco che essere impegnati nell'incompletezza può essere un vantaggio, ma bisogna essere molto, molto veloci.

La mancanza di adattamento alle graduali minacce alla sopravvivenza pervade talmente gli studi sistemici degli insuccessi aziendali da aver dato luogo alla parabola della “rana bollita”. Se mettete una rana in una pentola di acqua bollente, essa cercherà immediatamente di saltare fuori. Ma se
mettete la rana in acqua a temperatura ambiente e non la spaventate, se ne starà ferma.
Ora, se la pentola è su una fonte di calore, e se aumentate gradualmente la temperatura, succede qualcosa di molto interessante.
All'aumento della temperatura da 21 a 27 gradi la rana non farà nulla. Anzi, essa dimostrerà in tutti i modi di godersela. Con il graduale aumento della temperatura, la rana diventerà sempre più malferma, finché non sarà più in grado di saltar fuori dalla pentola. Sebbene non vi sia nulla che la
trattenga la rana resterà lì e bollirà. Perché? Perché l'apparato interno della rana che percepisce le minacce alla sopravvivenza è orientato a reagire a cambiamenti improvvisi, nel suo ambiente, e non a lenti e graduali.

Peter M. Senge, La Quinta Disciplina

Rane bollite
La metafora non è delle più nuove: devo anzi dire che gira nella mia testa da molto tempo, dal 1996 almeno, e devo ringraziare per questo l'illuminata sagacia di un una persona che aveva precorso i tempi Gianpiero Lotito, e che veloce lo era, ma forse fin troppo e a differenza della rana, fu fritto ( non lui, ma la sua intraprendente iniziativa editoriale) prima che potesse arrivare al successo.

Di rane bollite o in procinto di bollire l'italia ne è piena, ma non era di questo che vogliamo parlare. Le aziende che non sono in gradi di percepire la "minaccia" del movimento dei mercati non sono una novità, anzi.
Quello che mi interessa qui è porre le basi, ribadire il punto di vista, il plot su cui andremo a costruire la nostra riflessione sulle dinamiche che che stanno emergendo nel mercato.

Coerenza. si inizia in un modo e si finisce in un altro.
Iniziamo a dire che come il batrace, le tecnologie hanno nella loro natura quelle di immergersi, ricomparire poi un po' più in la, mutate nell'aspetto e nelle caratteristiche.
Questo fa pensare ad un andamento incerto, incoerente, alla limitatezza e alla provvisorietà, e infine quando queste in una emersione più risoluta di altre si fanno forti e attraggono l'attenzione dei media, al "fuoco di paglia" di una moda passeggera e che presto andrà a spegnersi di nuovo dopo che la novità sarà appannaggio di un'altra tecnologia, the next, e così via.

Credo invece che la carsicità, le stasi, gli apparenti momenti di inattività se non di regresso, fanno parte dell'evoluzione dell'innovazione tecnologica, come d'altronde di tutti gli organismi (dai geni ai memi) soggetti alla pressione della selezione. Naturale o del mercato.

Mai visto tanto casino sotto il sole.
Una mia sensazione è che quando si parla di mercato questo non è più rappresentabile nella sua dinamicità come una contrapposizione di stati, crisi/sviluppo, recessione/crescita, ma in una sovrapposizione continua di questi.
Ne deriva uno stato di insicurezza permanente, ben descritto dal geniale ed eretico Benoît B. Mandelbrot nel suo libro "Il disordine dei mercati. Una visione frattale di rischio, rovina e redditività", che genera uno stato di continua inadeguatezza in chi ragiona in termini di ortodossia finanziaria.
Credo che la stabilità sia un mito del mercato capitalista tradizionale, una specie di età dell'oro che forse è esistita ma che certamente non ritorna, per antonomasia. Il mercato oggi è questo. Punto. Uno stato dinamico e accelerato.
L'innovazione, in questo caso è lo strumento di cui ci stiamo dotando per navigare nell'incertezza, come dice Helga Nowotny nel suo saggio "curiosità insaziabile. L'innovazione in un futuro fragile".

Agire con metodo. Senza pianificazione.
Sul fatto dell'identerminazione e della inpredicibilità credevo si potesse parlare giusto di finanza o di particelle ma mi sono dovuto ricredere.
"Dio, sono stanco" - mi dicevo - "di ottimizzazione e focalizzazione". Superare l'ottimizzazione? perdere di vista gli obbiettivi? come si fa? Il salto è quantico, per un modello di business/marketing tradizionale. Una risposta viene dal libro di John Maeda "Le leggi della Semplicità".
E' semplice come un koan:
"Più sembra meno, basta semplicemente spostarlo lontano, molto lontano"... così un'esperienza si semplifica, mantendo il risultato locale e spostando il focus finale in un punto LONTANO ( che è esattamente la fluidificazione di domanda e offerta della sharing economy/peer production )...
Per farla breve, ho incominciato a pensare che ragionare per OBBIETTIVI non funzioni più troppo bene.
Mi viene in mente quello che diceva Cristiano Ceccato del Gehry Technologies Digital Design a proposito dell' "Architettura Generativa" modello che vede la costruzione di grattacieli e grandi edifici a Shanghai e Hong-Kong SENZA UNA PIANIFICAZIONE, partendo senza sapere come finirà, ma grazie all'abbondanza e alla fluidità di saperi, alla potenza di calcolo e ai materiali innovativi (e al denaro, of course) si può progettare efficacemente.



Perpetual Beta fa bene alla salute? Si.
Ed eccoci arrivare alla spiegazione di quel "beta", messo li quasi per caso, nella più parte dei progetti 2.0 oggi nel web, dall'ormai mitico "beta"di google agli innumerevoli altri.
Il beta è un metodo, uno strumento efficace per la gestione della indecisione programmatica, il modo in cui l'innovazione reagisce alla fluttuazione costante ed indeterminata dei mercati.
Sarà forse che appartengo ad una generazione che ha fatto dell'indecisione una bandiera (La cosa migliore deve ancora avvenire!) che mi attrae così tanto questo modo di procedere?
Sarà che senza il perpetual beta non si puo' spiegare come possa esistere un mercato dalla coda lunga, fatto di innumerevoli nicchie?
Io presuppongo ( mi fa difficile dire "credo") di si, che non vi siano alternative (perchè l'indeterminanzione le comprende già tutte!) al confronto con l'incredibile quantità delle differenze che dobbiamo affrontare. e capire.

PS. che c'entrano i serpenti? beh, era un'altra metafora ma che alla fine ho visto non serviva. è rimasta nel titolo, come inutile citazione...

lunedì 6 ottobre 2008

Perpetual beta... fa bene alla salute?

Era da tempo che volevo affrontare nuovamente tematiche di comunicazione e marketing nel Metaverso, ma non riuscivo a trovare la chiave con cui aprire l'argomento.
Poi alcune letture estive e la querelle innescata sulla vitalità o la morte di second life, mi hanno dato modo di iniziare a sviluppare un fil rouge che tiene assieme le considerazioni che vi vorrei esporre.

Queste sono articolate in tre interventi, conseguenti uno all'altro. Li ho separati perchè il post sarebbe diventato illeggibile, troppo lungo.

vi anticipo i titoli e i temi. Spero di avere la costanza di scirverli uno di seguito all'altro... e qualcuno di vol la costanza di leggerli.


rane, code e serpenti
Il cambiamente è un processo che puo' essere lento, attardarsi in innumerevoli rivoli e false partenze, ma non per questo non avviene. Comprenderlo e prepararsi necessita un atteggiamento di attenzione all'indeterminato, che i numeri speso non sanno anticipare... Ecco che essere impegnati nell'incompletezza può essere un vantaggio, ma bisogna essere molto, molto veloci.

Playgame, cluetrain e comunità di pratiche
ormai ci siamo: dobbiamo spiegare cosa diavolo significano nei fatti crossmedialità, ambienti grafici immersivi, interoperabilità. Significano qualcosa per il marketing? Partiamo parlando dalla intermedialità, un termine coniato dal geniale Matteo Bittanti, che dalla California ci da visioni luminose, in cui definisce praxis e poiesis del rapporto integrato fra produzione e fruizione. Una faccenda complessa, non complicata.

nicchie, memi e tempo: il marketing al tempo del computer quantico
piccole, piccolissime - tanto da domandarsi se esistono - le particelle elementari, impalpabili, minime, indecifrabili - nel senso di non traducibili in numeri - le nicchie di mercato, indeterminate peggio della salute del gatto di Schroediger. Come riuscire a misurarle, ed è necessario occuparsi di loro? Ricordiamoci di che puo' fare il battito d'ali di una farfalla...

... E in tutto questo che c'entra Second Life ? Più che altro direi che è al centro di tutto questo, è il laboratorio ultimo di questo universo comunicativo, di cui il bigbang Gutemberg (ben più di una galassia) è stato culla e matrice, ma che ora è solo un tenue redshift che ci ricorda l'attimo primigenio....

PS. Che diavolo avrà letto sennett? beh, provatevi a indovinare, non si vince niente, ma magari ci si scambiano quattro opinioni...