Premessa
Non sono stato mai il fan di nessuna rockstar.
La mitologia musicale l'ho trovata sempre infantile, come quella sportiva.
Occasionalmente nell'arco di pochi giorni, ho però avuto modo di vedere il concerto di Michael Jackson Dangerous in tv e in SL.
Guardando a Jackson come artista, ne riconosco il valore di vera icona della musica rock, pensando all'individuo vedo l'abisso drammatico della sua personalità, la maschera nella quale si era calato per proteggersi e nella quale al contempo era condannato a vivere per dare un senso alla sua irrealtà.
Ma sospendo il giudizio, non è quello di cui discutere.
Entrambe le rappresentazioni hanno diversi motivi di interesse, e ho trovato diverse similitudini, ma anche grandi differenze.
Vorrei evidenziare qui queste ultime, a tutto vantaggio della discussione sugli asset di valore che second life e i mondi immersivi possono esprimere come media, cosa a cui reputo importante dare grande attenzione.
Tre le differenze in esame: Gli aspetti drammaturgici, quelli della messa in scena e per ultimo quello della recitazione.
Drammaturgia
Drammaturgicamente i due eventi sono simili.
E' la medesima liturgia della superstar, l'apparizione, l'identificazione, l'estasi, l'immedesimazione e via dicendo.
Quello che manca, è il rituale del sacrificio che il fan fa al suo idolo, tipicamente ragazzine che come naiadi urlanti vengono portate via in barella dopo malori da deliquio.
Il film del concerto ne mostra dozzine: le ragazzine vengono portate via a braccia sin dalle primissime battute del concerto, alcune non riescono a sentire neppure la prima canzone e già si sono sacrificate.
Questo aspetto è fondamentale per lo svolgimento drammatico dell'evento.
In Second Life questo è irrisolto, manca la parte dialettica del pubblico, che è essenziale nello spettacolo.
C'erano avatar silenziosi e numerosi all'ascolto, la chat ribollente, ma mancava la con-passione. Dunque uno spettacolo a metà.
La virtualizzazione non può essere solo mimesi tecnica, anche se quella che ho visto in Second Life era ineccepibile, grandiosa.
Se altrove questa mìmesi diventa sostanzialmente una tenue relazione allegorica con la realtà, le movenze spezzate da automa di Jackson e dei ballerini creavano una coreografia convincente per un attore come per un avatar, la cromìa abbacinante delle luci del palco con ombre e luci secche, i colori a campitura piena e senza profondità sono state perfettamente simulati, con grande capacità e perizia.
Un lavoro fatto sicuramente superando grandi difficoltà.
Chapeau.
Recitazione
Il volto di Jackson/avatar mi ha veramente impressionato. Le fattezze erano particolarmente somiglianti, ma la mimica rozza disponibile in SL la trasformava in una maschera grottesca e urlante quando voleva simulare il canto.
Una maschera veramente dolorosa, quasi vi fosse un ghost che ululasse disperato, desideroso di fuggire dal corpo attraverso la bocca spalancata, una vivida metafora del dramma umano di quell'uomo.
Considerazioni psicologiche a parte, da un punto di vista artistico, la debolezza espressiva del'attore-avatar è al momento irrisolvibile. Nel volto dell'avatar non percepiamo il volto dell'uomo e la sospensione dell'incredulità viene meno.
Come fare?
lo stesso problema coinvolge il burattinaio e il burattino, che non può infondere vita alla creatura di legno in modo verosimile. Quello che è possibile fare è contestualizzare l'azione in uno scenario, coinvolgere lo sguardo in un insieme che faccia distogliere il focus del pubblico dalle rozze fattezze del burattino-avatar alla coralità dell'azione.
Da questo punto di vista, l'azione c'era, eccome, ma per gustarla appieno bisogna lasciare pedere l'uso della camera virtuale e astenersi dal muoversi verso primi piani e angolazioni troppo prossime agli avatar: se ne scoprirebbero le debolezze.
In questa realizzazione in SL di Dangerous ci sono tutti i problemi e le opportunità delle rappresentazioni dal vivo nei mondi virtuali, di cui è quasi un esempio paradigmatico.
Mostra le sue debolezze nella drammaturgia e nella recitazione e offre il meglio di se nella messa in scena e nelle coreografie.
Dangerous è uno spettacolo da vedere, pur nelle sue limitatezze ma che credo siano anche i suoi pregi, e le future opere virtuali nasceranno proprio dal loro superamento.
Ricordo le parole di Carl Th. Dreyer, il grandissimo, titanico autore di film come Ordet, Giovanna d'Arco, Vampyr, che misconoscendo il proprio valore invocava il momento in cui sarebbe emerso il primo drammaturgo della nuova arte, non sapendo che era lui stesso.
Ecco, mi pongo lo stesso quesito, sapendo che per ora non c'è ancora risposta. E per questo mi piace molto.
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