martedì 29 gennaio 2008

Report dalla Singolarità. E un commento.




Venerdì sera si è svolta su Vulcano il 4° incontro della comunità italiana sulla discussione della Singolarità Tecnologica. L'incontro è stato gestito con successo dai vulcanari al Pyramind Cafè, riuscendo a superare difficoltà tecniche e logistiche con maestria: audio,slideshow, videostreaming e la presenza di una sessantina di avatar in contemporanea non sono stati un problema.

Al di là della soddisfazione di una organizzazione ben riuscita c'è un ulteriore riconoscimento, quello di essere un esempio di come contenuti e relatori di qualità facciano la vera differenza.


Questo quarto incontro vedeva la prima prova pubblica del gruppo di discussione, che nel frattempo si è dotata di un wiki, un gruppo in Google e di una chat di discussione in Skype.
L'obbiettivo dell'incontro - ufficializzare il gruppo di discussione e testarlo in un confronto pubblico - non era facile, e anticipo, almeno per quanto riguarda il mio giudizio non è stato del tutto raggiunto.

Gli interventi sono stati tutti di livello, per chi non è potuto venire o per chi vuole sentirli, è disponibile una registrazione ambientale integrale.

David Orban
ha esordito tratteggiando i presupposti e introdotto lo scenario in cui si svolgerà la Singolarità e quali ne saranno i risultati. Il suo intervento si concentra sulla necessità di percepire i "segnali deboli" che derivano già da oggi e come sia necessario da subito coglierli e tradurli in azioni capaci di far avvicinare da subito con coscienza le forze della società, dell'economia e della politica.

Gabryz Ferraris
Ha approfondito la discussione sulla teoria della Curva e sulla sua capacità predittiva, e di come al raggiungimento di una soglia esponenziale della potenza di calcolo sarà inevitabile l'insorgenza di una intelligenza non umana derivata spontaneamente dalle tecnologie.

Gianandrea Giacoma
Ricorda come sia necessario sviluppare una via "europea" all'approccio della Singolarità, introducendo un'attenzione verso gli aspetti antropologici, sociali e psicologici che l'approccio tecnocentrico americano non approfondisce e che rischia di lasciare inespresse molte questioni importanti nell'ambito del pensiero non specificatamente tecnologico.

Malachi Mulligan
ha spostato l'attenzione sul metaverso e la sua opportunità di essere l'ambiente ideale in cui si potrà attuare la Singolarità

Vytek Sheflo
Ha concluso lavorando sulle ipotesi di Singolarità e degli scenari che si prospettano con l'incontro dell'umanità e questa nuova forma di coscienza.

La partecipazione è stata veramente coinvolgente, al di la delle speranze, e gli interventi sono stati molti, soprattutto da chi non aveva mai sentito parlare della Singolarità, con domande sulla natura della Singolarità, i suoi effetti, come si identificherà....Si è andato avanti oltre l'una. Per avere il dettaglio, vi invito a seguire la registrzione.

Fin qui, la cronaca.
Ora intervengo per dare corpo alle mie valutazioni e ad alcune perplessità di cui accennavo sopra e che non coinvolgono altri tra i partecipanti- fondatori del gruppo di discussione.
Credo che il ventre molle del gruppo di discussione sia mantenere su un piano di oggettivizzazione coerente e pratica la divulgazione della Singolarità, che facilmente scivola su un piano irrazionale, per non dire oltre.
Questo è accaduto regolarmente, quando dal pubblico è stata chiesto di potersi "figurare", cioè di dare una forma alla Singolarità. Come apparirà, e quando? cosa dirà, che sembianze avrà? sarà amica o nemica?
Domande lecitissime, ma che ci portano lontano da quello che - e qui è la mia personalissima visione - deve essere la risposta del gruppo.
Ci siamo cascati, nostro malgrado, e abbiamo faticato per uscirne.
Ora non ho ricette a disposizione ma se dovessi dire per punti , ecco la mia idea di Singolarità "raccontata a mio figlio", qui e oggi.

- Singolarità è una teoria dell'innovazione
- La forza della Singolarità e quella di essere un vettore dell'innovazione con una forte visione predittiva radicale, che coinvolge in un'unico quadro aspetti antropologici, sociali, politici, tecnologici.
- La Singolarità non è una messianica visione sincretista uomo-macchina
- La Singolarità non è Ray Kurzweil, e non può essere l'espressione di una singola personalità per quanto ricca,
- La Singolarità non può essere descritta se non come vettore tecnologico del qui e ora. Prefigurarsi la Singolairtà è fisicamente impredicibile e metafisicamente ozioso.

Credo che la Singolarità, o almeno l'idea che me ne sono fatta, per essere proposta oggi come coerente modello predittivo deve essere dunque descritta come una teoria che ha a fattore la "realizzazione dell'improbabile" e il gruppo di discussione sulla Singolarità ha come finalità la divulgazione della Singolarità come agente di una "innovazione responsabile", soprattutto in questo paese che necessita di dare alle forze (residue) della creatività e dell'impresa una vera consapevolezza di quanto le tecnologie possano fare.
Alla Singolarità non possiamo arrivare impreparati.

PS. Realizzazione dell'improbabile e innovazione responsabile non sono farina del mio sacco, ma opera del pensiero di Piero Bassetti.

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