si è concluso giovedì scorso l'ultimo incontro pubblico del Roadmap Hub Creativo.
L'ultima tappa si è svolta nell'I-Dome, uno spazio costruito ad arte per gli incontri sulla bellissima Land di Imparafacile Island.
Nel confronto con i Builder è stato sollevata l'ultima e strategica questione della formalizzazione dei rapporti fra creativi in second Life e committenza. Di questo si parlerà ancora, ma sopratutto si cercherà di farlo diventare una pratica, che si consolidi brevemente in una modalità che permetta a tutti di essere tutelati nei loro interessi sia economici che intellettuali.
La tutela della creatività sarà la credibilità economica del web 2.0
Ho avuto una discussione, qualche giorno fa con Davide Turi, amico e socio nelll'avventura di More Than zero, a questo proposito.
Vi propongo una selezione dalla nostra Mail:
Davide: copyright e restituzione del valore. Il tema del copyright nel 2.0 non può essere visto in maniera slegata da un aspetto economico. In quali casi i social network sono diventati contesti nei quali la creatività degli utenti è stata oggetto di transazione economica e non solo di autogratificazione e di socializzazione?
Stex: In pochi contesti, siamo solo all'inizio di modelli economici wiki. ma bisogna dire che i modelli alla zooppa, sono a mioparere in declino, perchè la socialità si sta come dire, maturando, raffinando, sta prendendo coscienza del suo valore e sta finendo il tempo delle "risorse di rete a basso costo". Uno di questio casi è proprio Second Life.
Davide: Il modello dei sn così com'è ora costituito nella stragrande maggioranza dei casi infatti si fonda principalmente sulla contribuzione attiva degli utenti per esistere, ma non restituisce agli utenti nemmeno una piccola parte del valore economico che essi creano. I social network resisteranno ancora a lungo in un modello così profondamente sbilanciato?
Stex: Sta già finendo. io in Second Life e negli ambienti immersivi sto verificando quotidianamente un'inversione di rotta. La governance ( ovvero la gestione degli interessi) delle identità digitali e la privacy, la wikinomics e il copyright sono gli antagonisti-interpreti di una forma di economia ancora giovane ma il cui sviluppo è esponenziale.
Davide: tumblr, twitter, e tutta la compagnia di tool del 2.0 sono ancora orientati all'ambito "piattaforma tecnologica" e poco su quello "mezzo di comunicazione ed intrattenimento". quello che li differenzia da una pura tecnologia è solo il fatto di essere direttamente accessibili al pubblico e semplici da usare, ma al loro interno non viaggia intrattenimento nè contenuto di valore. (intendo contenuto nel senso industriale del termine, considerate dove lavoro ;))
Di contro, tutti questi sistemi sono in alcuni casi considerati sistemi di successo, adottati da milioni di individui, ma si interrogano quotidianamente su un loro modello di business. Se la loro linea d'ombra fosse proprio la creazione di intrattenimento puro, specifico per le proprie caratteristiche? questa riflessione mi è balzata all'occhio leggendo di questo. E' un'invenzione di quelli di twitter? l'intrattenimento sdogana una piattaforma tecnologica e la rende mezzo di comunicazione, facendole fare il grande salto verso il pubblico di massa. Se fosse questa la soluzione per il modello di biz dei sn?
Stex: Per me non è così. Twtitter è un mezzo di comunicazione e intrattenimento? non credo. ovvero twitter è come dire, un plug-in, non vive da solo, non basta a se stesso, non è una piattaforma. L'essere un plug-in vuol dire che le tecnologie 2.0 si innestano in un corpo più grande, formano una nuova modalità di convergenza.
Non è questione di modello di business. non ce l'anno perche non possono averlo, sono attuatori di un processo che potremo dire enzimatico.
Servono all'organismo sociale, ma non vivono fuori da questo. Senza i twitters ( che non sono consumatori, ne utenti, ma soggetti), twitter non ha nessun senso.
E qui mi ricollego a quanto detto sopra. Saranno i modelli economici della wikinomics a la governance digitale a creare nuovi mercati.
Questo perchè l'assioma comunicazione = merce come altri assiomi del capitalismo keynesiano avanzato ormai mostra la corda.
una constatazione che ho tratto dal sito di DePILiamoci.it, mi trova completamente d'accordo:
"non tutte le merci sono beni e non tutti i beni sono merci. Pertanto, per essere un valore, la decrescita si può realizzare come una diminuzione delle merci che non sono beni e un aumento dei beni che non sono merci."
Wow! A leggerla a prima vista sembra di una banalità sconcertante, una filosofia alla Pazzaglia, ma in effetti nascosta qui, c'è la chiave che governerà gli scambi della wikinomics, quello che stiamo affrontando qui, noi, oggi, in questo nostro lavoro con il progetto Hub creativo.
I due lati della medaglia
L'attività di crowdsourching è in sviluppo e ho due problemi:
1 tutelare la creativitò delle risorse che temono di essere depauperati delle loro idee. Esiste una netta sensazione ( e direi ben giustificata) di essere considerati subalterni nel processo produttivo
2 dare un riconoscimento sulla base della reputazione e del valore professionale, della loro attività. Spesso i creativi che hanno una pubblica autorevolezza nel loro ambito, in effetti non professano nella vita reale la medesima attività.
Questo rende sospetta la loro qualità e innesca il processo di subalternità.
Inoltre ci sono veri professionisti che in second life e nella vita reale svolgono le medesime attività.
Creative Commons e crowdsourching
Esistono contratti che prevedano e normano il rapporto professionale in crowdsourching?
Le licenze creative commons sono riconosciute ufficialmente in italia?
Queste sono le domande a cui dare risposta, il presupposto ad ogni futuro passo che governi i rapporti fra committenza e creatività crowdsourching, che per sua natura - è nella parola stessa "folla" ( crowd) - non prevede una identità definita, almeno formalmente parlando.
La mancanza di una identità definita però, a mio parere, non rende la creatività espressa priva di soggetto: qualcuno l'ha fatta, e questo deve essere in grado di esercitare un diritto su di essa.
Questo diritto credo sia per la natura stessa della società che lo produce e per il modello economico che esprime, in egida Creative Commons.
I Creative Commons permettono la circolazione della creatività, affermano i diritti del soggetto che l'ha creata e al contempo, promuovono i derivati di questa creatività.
Non è certo questa la sede per discutere di licenze, ma innegabilmente a mio parere, si deve partire da qui.
una identità da trovare
Per contro, è necessario che la committenza abbia una assicurazione nei casi ve ne fosse la necessità, di valutare un soggetto sulla base di criteri che non siano (solo) i titoli professionali, che nei network sociali hanno poco o nessun peso, quanto una modalità basata sulla reputazione che guarda caso in un mondo dove conta il titolo è guardato con sospetto.
Una soluzione univoca alla certificazione dell'identità non puo' trovare molto spazio senza limitare e di molto la libertà individuali, dunque la strada dipenderà da una concomitanza di sviluppi. Ad esempio la portabilità del credito con l'allargamento del commercio elettronico ai mondi virtuali, una certificazione dei dati personali in una "banca delle identità", la creazione di certificatori come verisign o lo sviluppo di protocolli sicuri.
Tutto questo però è al di là da venire, e per ora?
una proposta.
Per ora, anche solo l'avere una identità professionale data da una univoca e riconosciuta definizione professionale, sarebbe un passo importante da fare.
Per questo esiste un progetto europeo ( ringraziamo per la segnalazione Giovanni della Bona aka Imparafacile Runo) che come scopo quello di identificare i profili ( skill ) professionali per il web, che per questo "garantiranno maggiore chiarezza alle aziende che assumeranno personale specializzato nell'ambito del Web e forniranno supporto alle organizzazioni e professionisti che nell'ambito della formazione sapranno operare meglio le proprie scelte."
Questo potrebbe essere un primo passo importante per il metaverso e le sue professionalità.
Ne riparleremo.
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